La Società per il Palazzo Ducale di Mantova ringrazia sentitamente la Fondazione Banca Agricola Mantovana per il generoso supporto economico che ha consentito di finanziare un ulteriore lotto di servizi preparatori e la campagna fotografica delle opere lapidee conservate presso Palazzo Ducale; l’obiettivo dell’intero progetto, proposto da Palazzo Ducale, è di giungere alla pubblicazione del catalogo ragionato delle Collezioni permanenti di Palazzo Ducale. Sculture, statue ed epigrafi dal XII al XIX secolo, così come già avvenuto a seguito della catalogazione della quadreria (oggetto dello straordinario volume a cura di Stefano L’Occaso).
La Società per il Palazzo Ducale di Mantova e Fondazione BAM, con questo lotto, si sono fatti carico di un percorso che mira a valorizzare i capolavori lapidei del patrimonio culturale di Palazzo Ducale e della città. Come emerge dalla relazione di Palazzo Ducale, gli oggetti presi in esame sono statue, stemmi, rilievi, frammenti di monumenti funerari ed elementi decorativi architettonici lapidei. Si tratta di opere provenienti da contesti architettonici ecclesiastici e civili andati incontro a profonde trasformazioni, se non a demolizioni. Tra le numerose iscrizioni e gli stemmi, merita senz’altro segnalazione la lastra tombale di Eleonora d’Austria (nella foto), consorte di Guglielmo Gonzaga, proveniente dal presbiterio della chiesa della SS. Trinità di Mantova, nel quale la duchessa fu sepolta. Tra gli elementi di decorazione architettonica, si evidenziano frammenti di capitelli di lesene rinascimentali, di stipiti e altri frammenti, alcuni dei quali accostabili a pezzi selezionati per il recente allestimento della sezione espositiva dedicata al Rinascimento a Mantova al pianterreno di Castello. I frammenti della mostra di camino con l’impresa delle Staffe di Isabella d’Este, proveniente da Palazzo Ducale, è un altro esempio di opera di particolare pregio considerata in questo lotto di lavori, destinata ad essere restaurata in vista di un’auspicabile musealizzazione.
Numerosi i peducci di volta provenienti dal palazzo rinascimentale di Giovanni Gonzaga, poi inglobato nel complesso conventuale di Sant’Orsola e demolito negli anni Trenta del secolo scorso. Appartengono a un altro contesto cittadino di notevole interesse – il Ghetto – una serie di frammenti di colonne e pregevoli capitelli tardogotici che sappiamo essere stati riutilizzati in un’abitazione del quartiere ebraico oltre ad alcune lapidi frammentarie e a una insegna in terracotta.