Un capolavoro del Rinascimento torna al Palazzo Ducale di Mantova. Si tratta di un arazzo tessuto tra il 1539 e il 1540 su committenza di Federico II, duca della città, recentemente acquistato dal MiBACT per conto dello Stato italiano grazie all’impegno della Direzione Generale Musei, alla regia di Palazzo Ducale di Mantova e al supporto di Fondazione Palazzo Te.
Opera di dimensioni monumentali – alta più di quattro metri e larga circa quattro metri e mezzo – l’arazzo, realizzato su un cartone di Giulio Romano, va ad arricchire la già rilevante collezione del museo di Palazzo Ducale con un ulteriore tassello di indiscusso pregio e grande importanza storica. Il soggetto della scena centrale è tratto da un testo classico (le Εἰκόνες di Filostrato, II secolo d.C.) e raffigura Venere spiata da un satiro, con una serie di esuberanti puttini che giocano e animano la vivacissima scena.
“La Direzione Generale Musei ha voluto fornire il pieno appoggio a Palazzo Ducale di Mantova nell’acquisizione di questo prestigioso arazzo rinascimentale” commenta Massimo Osanna, direttore generale dei musei. “Mantenere il nostro patrimonio artistico sul territorio italiano è uno degli obiettivi del nostro Ministero e siamo felici di poter collocare l’arazzo proprio nel palazzo che fu dei Gonzaga, committenti dell’opera, dove l’estro artistico di Giulio Romano concepì il soggetto della scena e la perizia dell’arazziere fiammingo Nicolas Karcher ne diede forma concreta. Riportare un’opera d’arte all’interno del suo sistema di risonanze storiche e artistiche è il modo migliore per valorizzarla. Un invito ad andare a Mantova in visita, dunque, non appena sarà possibile.”
L’arazzo è una summa che racchiude l’impegno di un grandissimo artista rinascimentale come Giulio Romano, il lavoro del più grande arazziere attivo in Italia a quell’epoca che corrisponde al nome di Nicolas Karcher, un’ispirazione classica e una committenza prestigiosa come quella dei Gonzaga. Un arazzo di queste dimensioni poteva richiedere il lavoro di un’equipe di arazzieri fino a undici persone per circa due anni. Sappiamo che quest’opera fu una sorta di campione delle capacità dell’importante arazziere fiammingo chiamato apposta a Mantova da Federico II Gonzaga per fondare un vero e proprio opificio di arazzeria. Questo tentativo fu realizzato grazie alla collaborazione di Giulio Romano al quale si deve l’invenzione di questa scena: ne conosciamo la gestazione grazie a un disegno preparatorio oggi conservato presso la Devonshire collection a Chartsworth in Inghilterra, e un frammento di cartone policromo che raffigura il dettaglio dei puttini che giocano con una lepre conservato a Parigi presso il Musée du Louvre. L’arazzo è il primo di una serie, completata dal Cardinal Ercole Gonzaga, che fu reggente della città dopo la morte di Federico II Gonzaga avvenuta nel 1540.
“Assicurare questo arazzo a Mantova – afferma il direttore di Palazzo Ducale Stefano L’Occaso – è un grande risultato, ottenuto a suggello di una complessa trattativa. Voglio esprimere la mia gratitudine anzitutto alla Direzione Generale Musei, ma anche all’impegno della precedente direttrice di Palazzo Ducale Emanuela Daffra e al determinante supporto della Fondazione di Palazzo Te; sono stati di grande aiuto anche il nostro consiglio d’amministrazione e i revisori dei conti. La trattativa si è conclusa solo sotto Natale e oggi una banda di puttini alati e vivacissimi, che dominano la rigogliosa ambientazione naturalistica, prende possesso di Palazzo Ducale. Quei bimbi scatenati lasciano quasi a margine la figura di Venere e il satiro che la spia da dietro il pergolato. Un’immagine voyeuristica, ma anche uno sfoggio erudito, frutto della fervida fantasia di Giulio Romano e reso splendidamente dall’abilità del tessitore. Tutto concorre a fare di questo arazzo un manifesto di quella Età dell’Oro che fu il ducato di Federico II Gonzaga”.
Tanti sono i dettagli che possono essere ammirati all’interno della composizione. I vivacissimi puttini sono raffigurati mentre giocano, litigano, scherzano. Uno è rappresentato nell’intento di togliersi una spina da un piede, una sorta di “putto spinario” di ispirazione classica, altri pescano, scuotono un albero per far cadere le mele, pescano un pesce… si tratta di un ricchissimo, dinamico ed espressivo repertorio di pose all’interno di un’ambientazione naturale rigogliosa e florida.
Questo tessuto, appartenuto certamente ai Gonzaga per almeno tutto il Seicento, riemerse soltanto agli inizi del XX secolo a Vienna. Intorno al 1972 fu segnalato a Londra sul mercato antiquario e fu acquistato dal celebre storico dell’arte Federico Zeri. Fu egli a comprendere l’importanza di quest’opera che fu poi esposta nel 1989 alla grande mostra che si svolse a Mantova su Giulio Romano (a cura di Ernest H. Gombrich e Manfredo Tafuri). Alla morte di Federico Zeri l’arazzo giunse ai suoi eredi e poi al collezionista Raffaele Verolino dal quale è stato acquistato da parte dello Stato Italiano.
“Abbiamo affermato che tutta la programmazione culturale di quest’anno di Palazzo Te ispirata al mito di Venere – sottolinea Stefano Baia Curioni, direttore della Fondazione Palazzo Te – vuole essere una sorta di lungo augurio di armonia che possa durare tutti e dodici i mesi di questo 2021. Oggi questo augurio diventa una buona notizia concreta: l’acquisto di questo importante arazzo, già esposto in diverse occasioni a Mantova negli anni passati, consente di arricchire il tesoro delle collezioni d’arte della città in maniera permanente. Non possiamo che ringraziare la cura e la diligenza di Palazzo Ducale per aver portato a termine questa importante operazione. L’acquisto è avvenuto anche attraverso il contributo della Fondazione Palazzo Te: siamo stati felici di dare un aiuto agli amici di Palazzo Ducale sia perché il recupero del patrimonio artistico della nostra città è parte piena della nostra missione istituzionale, sia per dare continuità alla nostra reciproca collaborazione che, dopo la mostra di Giulio Romano del 2019 e l’istituzione del biglietto unico “Il cielo in una stanza” (Palazzo Te / Palazzo Ducale / Palazzo D’Arco), ci vedrà lavorare assieme per la mostra sul mito di Venere prevista in primavera.”
L’arazzo presenta quindi numerosi motivi d’interesse: per la committenza, per il soggetto, per il nome di Giulio Romano, per l’arazziere che lo realizzò. Per tutti queste ragioni è dunque molto importante che l’arazzo sia tornato a Mantova, laddove fu concepito. È stato un acquisto in trattativa privata, promosso, richiesto e diretto da Palazzo Ducale, ma con la fondamentale partecipazione della Direzione Generale Musei, di un comitato tecnico-scientifico che si è espresso subito favorevolmente all’acquisto e con il prezioso supporto della Fondazione Palazzo Te.
“Ho acquisito l’arazzo di Giulio Romano “Venere spiata da un satiro con i puttini” nel 2004 – racconta il collezionista Raffaele Verolino – dagli eredi di Federico Zeri; l’opera presentava un grave degrado tessile e cromatico, vi erano dei distacchi e perdite lungo il bordo inferiore, inoltre i colori erano stati in parte coperti da sovrapposizioni di pittura. Tutto questo era già stato evidenziato dal Prof. Nello Forti Grazzini nel catalogo della mostra “Giulio Romano” tenutasi a Palazzo Ducale di Mantova nel 1989, dove l’opera fu esposta. Posso quindi dire che il restauro dell’arazzo è stato una “scommessa”, nessuno si volle accollare l’impegno perché giudicato troppo rischioso ed oneroso. Dopo più di un anno di restauro la scommessa è stata però vinta, il risultato lasciò tutti piacevolmente colpiti in quanto ero riuscito nell’intento di riportare alla luce un’opera fondamentale per la “serie” degli arazzi mantovani, commissionati da Federico II Gonzaga. La prima occasione espositiva fu a Palazzo Te a Mantova nel 2010 per la mostra sugli arazzi dei Gonzaga, “Gli arazzi dei Gonzaga nel Rinascimento” e qui l’opera venne mostrata insieme agli altri arazzi della serie, unico esemplare appartenente ad una galleria privata. Venni poi contattato nel settembre 2018 dall’allora direttore Peter Assmann per averlo, come unico arazzo, nella mostra “Giulio Romano con nuova e stravagante maniera” (6/10/2019 – 6/1/2020) a Palazzo Ducale. Ho accettato volentieri di prestare il mio arazzo a Palazzo Ducale e prima del termine della mostra mi è stata fatta una proposta di acquisto, da me accettata dopo lunga trattativa, conclusasi nel dicembre dell’anno appena trascorso.”
Venere spiata da un satiro, con i puttini, cm 410 × 450 (inventario statale 122.373) Mantova, manifattura di Nicola Karcher (nato a Bruxelles, notizie a Ferrara dal 1517 (?) – morto a Mantova, 1562). Arazzo in lana e seta (ordito: 6-7 fili per cm), data di esecuzione: 1539-1540; su cartone di Giulio Romano (Roma, 1495 ca. – Mantova 1546)